Cos’è l’IoT?
Oggi viviamo nel mondo di Internet, che nel corso dei decenni ha modificato il nostro modo di vivere e il modo di lavorare. Con la pandemia questo cambiamento è diventato ancora più evidente.
Già dagli inizi del nuovo millennio si parla di Internet delle cose, intendendo oggetti che si connettono alla rete, potenziando le loro funzionalità. Oggi questi dispositivi sono più evoluti che mai. Il primo oggetto al quale potremmo pensare è lo smartphone, che ha esordito sul mercato alla fine del primo decennio del 2000 ed ha rivoluzionato la categoria dei cellulari. Se si pensa ad un’altra categoria, come quella dell’auto, solo dieci anni fa l’unico strumento di connessione con il mondo esterno era il GPS che permetteva di non perdersi. Oggi le macchine sono dotate di sistemi operativi e connessione di fabbrica, l’ultima frontiera è quella della guida autonoma. Come si diceva all’inizio, la potenza dei dispositivi di nuova generazione viene sprigionata quando questi si connettono tra loro e alla rete. Ad esempio pensiamo alla domotica. Oggi è possibile automatizzare tutta una serie di operazioni che rendono la vita in casa più comoda: regolare la temperatura; abbassare le tapparelle.
E l’IoT per l’industria?
Gli incentivi per la Transizione 4.0, prima noti con il nome di piano Industria 4.0, spingono le aziende nella direzione del rinnovamento del parco macchine e non solo. Questo perché un vecchio macchinario non è sempre adeguabile agli standard richiesti dall’Industria 4.0. Grazie agli incentivi che consentono ammortizzare il costo del processo è possibile guardare ad un futuro più smart, in grado di migliorare la produttività aziendale e la gestione delle commesse per i propri clienti.
Il programma di incentivi varato nel 2020, noto come Transizione 4.0, prima chiamato piano Industria 4.0, ha spinto le aziende di vari settori verso un rinnovamento, radicale o meno, del proprio parco macchine. Questo infatti costituisce uno dei punti di maggiore debolezza, soprattutto perché non sempre è possibile aggiornare macchinari vecchi e renderli “smart”.
Il vantaggio è quello di:
- automatizzare alcuni processi rendendoli più veloci e meno impattanti sui costi di produzione;
- connettere il proprio impianto produttivo ai propri software gestionali per un afflusso di dati costante;
- beneficiare delle funzionalità di autodiagnostica per prevedere ed intervenire rapidamente sui guasti delle macchine stesse;
- snellire i tempi di produzione;
- gestire meglio il magazzino, automatizzando l’acquisto di pezzi necessari a mandare avanti la produzione.
Tutto troppo complicato?
Una delle domande che si fa chi guida un’azienda è: i macchinari nuovi saranno molto più complicati di quelli vecchi a cui siamo abituati? La tendenza nel mondo dei dispositivi smart è proprio inversa e quelle industriali non fanno alcuna eccezione. Infatti queste macchine sono state pensate per agevolare tutte le operazioni ordinarie, in questo modo si aumenta la velocità in produzione. Anche il processo di riparazione in caso di guasto è stato velocizzato grazie all’autodiagnostica. In questo modo, quando accade un guasto, si può capire anche da remoto di quale problema si tratti. In tutto il mondo sono state già installate più di un miliardo di macchine smart.