2022: il futuro delle PMI è incerto?
Le previsioni di crescita per il 2022 alla fine dello scorso anno erano state viste a ribasso, come abbiamo già scritto in questo articolo. Oggi però la guerra in Ucraina rischia di cambiare ancora le sorti dello sviluppo europeo ed italiano.
Le sanzioni tirano il freno all’economia italiana
L’attacco del 24 febbraio 2022 ha colto gran parte dell’opinione pubblica di sorpresa, la guerra in Ucraina, che si prospettava più breve, oggi è ancora in corso. L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno deciso di seguire la strada delle sanzioni economiche nel tentativo di fiaccare l’economia russa.
- la prima sanzione è stata quella indirizzata ai patrimoni privati dei ricchi oligarchi russi che vivono in giro per l’Europa; uno dei casi più noti è quello del presidente del Chelsea, Abramovich che ha messo in vendita il club;
- le sanzioni economiche hanno limitato la capacità operativa delle banche russe escludendole dal sistema di pagamento internazionale SWIFT;
- ha fatto molto scalpore la decisione di escludere le banche russe dal circuito di pagamenti internazionali dello SWIFT, questo ne limita l’operatività a lungo termine;
- è stata poi vietata l’esportazione in Russia e la fornitura di servizi legati al settore petrolifero, che è uno dei settori più forti dell’economia russa.
Che conseguenze per le PMI italiane?
La Russia è stato negli ultimi 15 anni un partner importante per alcuni settori industriali italiani, infatti nel 2020 il livello delle esportazioni aveva toccato quota 7 miliardi, se si considera anche la pandemia non è una cifra bassa. Il primo settore per incassi è stato quello dei macchinari industriali che ha consentito di portare a casa poco meno di 2 miliardi di fatturato; a seguire quello della moda, da sempre molto desiderata all’estero, con circa 750 miliardi di euro e per finire i prodotti chimici che hanno chiuso l’anno con mezzo miliardo.
Quindi il problema strategico è molto importante perché le sanzioni imposte alla Russia rischiano di mandare in fumo diversi miliardi di euro, questo significherebbe che molte aziende potrebbero rischiare la chiusura e che altre dovranno adeguarsi al cambiamento ed esplorare nuovi mercati.
La salita dei carburanti
Il secondo fronte d’emergenza è quello del prezzo di gasolio, benzina e derivati che sono legati comunque alle conseguenze economiche della guerra in Ucraina. Infatti a seguito delle sanzioni il prezzo d’esportazioni di tutte quelle fonti energetiche legate alla Russia è salito per giorni interi.
Per quanto riguarda il petrolio possiamo osservare in questo grafico de “Il Sole 24 ore” la salita dei prezzi negli ultimi giorni. Si è partiti dai circa 73 dollari di inizio gennaio agli oltre 120 di inizio marzo, ora il prezzo parrebbe stazionario intorno ai 100 dollari. La benzina e il gasolio al distributore hanno subito una vera impennata dal 1.70€ al litro ai 2.25€ circa per la benzina negli ultimi giorni.
La ripresa economica potrebbe essere messa a rischio perché in Italia molti dei trasporti di merci si muovono su gomma, e proprio in questo periodo alcuni autotrasportatori si sono visti costretti a fermarsi perché non più conveniente muoversi.
L’energia aumenta
Il terzo problema riguarda le bollette energetiche, non solo per le famiglie ma anche per le imprese italiane, infatti i prezzi dell’energia sono aumentati molto negli ultimi sei mesi e la spirale parrebbe destinata a continuare. L’Europa sta elaborando una strategia per diversificare le forniture d’energia.
- il primo e più impellente problema è quelli di svincolarsi dalla dipendenza dal gas russo che oggi influisce per il 30% sul mix energetico;
- il secondo punto sul quale si studia attentamente è quello di porre un tetto massimo al prezzo del gas;
- separare il mercato dell’energia rinnovabile da quello del gas;
- separare il mercato delle rinnovabili da quello del gas, perché oggi il prezzo di energia rinnovabile è zavorrato da quello del gas;
- tassazione extra dei profitti delle aziende energetiche.
Le sfide nei prossimi anni
Il futuro deve ancora essere scritto ma le sfide di cui abbiamo parlato, non solo legate al campo energetico, ma anche a quello digitale, rimangono aperte e l’impresa italiana dovrà rispondere.